L'antico concetto di sfera celeste, diverso da quello attuale, risale alla concezione geocentrico-tolemaica, sistematizzata dall'astronomia greca, nella quale si pensava che il cielo fosse fatto a strati, ossia che le stelle ed i pianeti fossero fissati su delle sfere simili ad orbite, di diversa grandezza, situate l'una dentro l'altra e aventi come centro la Terra.
Il moto dei corpi celesti come il Sole o la Luna era dovuto al movimento rotatorio di queste sfere, che spostandosi li trascinavano con sé. Si trattava di traiettorie circolari trasparenti e invisibili, che a differenza però del concetto moderno di «orbita», erano ritenute costituite di una sostanza reale, ovvero di etere, un elemento cristallino di natura spirituale e incorruttibile, non presente nel mondo sublunare terrestre.[2]
^«Figura della sphera substantiale», illustrazione da una traduzione del trattato di Joannes de SacroBosco (1230), Sphera volgare novamente tradotta, sottotitolo: con molte notande additioni di geometria, cosmographia, arte navicatoria, et stereometria, proportioni, et qvantita delli elementi, distanze, grandeze, et movimenti di tvtti li corpi celesti, cose certamente rade et maravigliose, ad opera di «Mauro fiorentino Phonasco et Philopanareto», stampato a Venezia, per Bartholomeo Zanetti, «anno salutis nostre M. D. XXXVII. mense Ottobri, &c.», ottobre 1537.